Quante volte vi sarà capitato di vedere una foto o di farvi un selfie che vi immortala con le dita a V?
Personalmente ne vedo di continuo e sono sempre più convinta che chi usa questo gesto non conosca minimamente il significato delle dita a V. Eh sì perché il linguaggio del corpo è di per sé un linguaggio a tutti gli effetti, dal momento che attribuiamo un contenuto a una movenza. Noi italiani lo sappiamo bene: siamo riconosciuti in tutto il mondo per il nostro caratteristico modo di gesticolare, al punto che ormai certi gesti sono diventati davvero molto popolari. Un esempio?

Ma quindi, tornando a noi, qual è il significato che si nasconde dietro alle due dita a V?
Innanzitutto bisogna chiarire che ci sono due modi per mostrarle:
1. rivolgendo i polpastrelli e il palmo della mano verso il nostro interlocutore (o l’obiettivo della fotocamera);
2. rivolgendo il dorso della mano verso il nostro interlocutore (o l’obiettivo della fotocamera).
Chiaro? Bene. Vi do una brutta notizia:
nel secondo caso state letteralmente mandando affan…bagno chi vi guarda!

E no, non ha cambiato significato ultimamente… Ma tranquilli: nel primo caso, invece, state mandando un saluto pacifico o mostrando un gesto di vittoria.
Voi di quale categoria fate parte? V per vittoria o V per vaffa?

Ora, per evitare brutte figure in futuro, vi spiego da dove deriva questo “gestaccio”.
Si dice che durante la Guerra dei Cent’anni, combattuta tra inglesi e francesi dal 1337 al 1453, gli inglesi introdussero una nuova e potentissima arma: l’arco lungo, che permetteva di scagliare frecce a più di 370m di distanza. Questa novità sul campo di battaglia fu talmente impattante che i francesi, quando riuscivano a catturare i soldati inglesi, mozzavano loro l’indice e il medio prima di liberarli, così che non potessero più impugnare l’arco.
Ma non finisce qui!
In reazione a questa pratica cruenta, gli inglesi iniziarono a mostrare agli avversari le due dita dalla parte del dorso, in segno di sfida. Della serie: “io le dita per farti il mazzo ce le ho ancora, vieni a prendermi!” Ora capite che questo gesto, oggi diffusissimo, non è poi così pacifico e poco ha a che spartire con i sorrisoni che vi stampate in faccia mentre lo fate. Sempre che la vostra intenzione non sia di mandare qualcuno a quel paese, ma con il sorriso!
Ora la scelta sta a voi: potete continuare a mandare affanbrodo la gente, ma consapevolmente, oppure girare la manina e salutare con gioia!
Peace!

